Italia Argentina ida y vuelta: incontri poetici, rubrica a cura di Silvia Rosa. Puntata III.
DIEGO BENTIVEGNA
Ed era pura luce contro la vetrata immobile del Caffè Varela Varelita la tua bici e il passo che seguiva un passo prima e uno dopo la tua ombra, sembrava un’altra storia, un altro posto, la scena di un film in quell’Italia anni Cinquanta che a volte si incontra a Buenos Aires. parlavi piano credo, intanto che cercavo di appuntare qualche riga -padre siciliano, madre di Sorrento, memoria-, ma la luce era tutt’intorno così insistente che nella rifrazione ogni frase si piegava docile perdendo l’ultimo contorno di senso, un’esclusione così candida (sentire solo questa chiarità e niente) che al cospetto del tuo sguardo liquido sembrava lontanissima la terra dei mandorli in fiore, tuo nonno trovatello, la Grande Guerra, di cui mi raccontavi, ma soprattutto sembrava lontanissimo quel verde come un’onda che affiorava un attimo e subito scompariva dietro alle tue palpebre, trasparente. ci sono incontri che non avvengono mai, e strade di polvere dove il sole cola con la furia di certe estati da bambini, senza argini, e la memoria allora deve correre più in fretta, andare oltre, superare le pozzanghere secche in cui ogni goccia di luce coagula, deve trovare l’origine della nostalgia e del dolore, lavorare duramente per rendere più duttile anche l’ultima virgola che resta incerta, se diventare un punto di silenzio o essere ancora la pausa breve del respiro, un freno appena. ci sono solitudini che si fanno di carta, e voci che segnano l’alfabeto delle mani, il più autentico, segreti inconfessabili dimenticati in una tomba al confine del presente, e poi c’è questo verde come un’onda che attraversa ogni pagina dei tuoi versi, l’eco della trasparenza, e la memoria allora è il luogo da cui ti scrivo adesso, ricordandoti, e solo qui nella distanza il nostro incontro avviene, si compie senza abbagli, netto, arriva a destinazione come una lettera senza mittente, un azzardo del tempo. S.R.
BIOGRAFIA
Diego Bentivegna è nato nel 1973 a Munro, località in provincia di Buenos Aires. Ha trascorso l’infanzia vivendo tra la periferia della capitale argentina e le montagne della provincia di Cordoba. Laureato in Lettere presso la UBA, saggista, traduttore e poeta, lavora come docente all’Università di Buenos Aires e all’Università Nazionale Tres de Febrero ed è ricercatore del CONICET. Ha scritto due raccolte poetiche, “Las Reliquias” (Alción Editora, 2013) e “La pura Luz” (Editorial Cabiria, 2015) e come saggista ha pubblicato, tra gli altri, i volumi “Paisaje oblicuo” (Premio Municipale di Saggio – Buenos Aires), “Castellani crítico”, “El poder de la letra”. Ha tradotto in spagnolo l’epistolario e “La divina Mimesis” di Pier Paolo Pasolini, “Dei Sepolcri” di Ugo Foscolo (Córdoba, Alción, 2015), e testi di Mario Luzi, Patrizia Cavalli, Giorgio Agamben, Giovanna Bemporad, Mario Benedetti, Antonella Anedda. Collabora con le riviste “Nuovi Argomenti”, “Op. Cit.”, “Ñ” e “Hablar de poesía”.
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