martes, 20 de julio de 2010

De Céline a los spaghetti


"In Francia, alla fine di quello stesso decennio, uscì un libro di Pascal Ory, docente di storia all’università di Nanterre, intitolato L’anarchismo di destra, con un sottotitolo molto significativo: Da Céline a Clint Eastwood, in cui la cinematografia di Sergio Leone la faceva da padrona. In proposito, lo sceneggiatore Luciano Vincenzoni – che per Leone scrisse Per qualche dollaro in più, poi Il buono, il brutto e il cattivo e Giù la testa – ricorderà nella sua bella autobiografia Pane e cinema (Gremese): «Tra le motivazioni che mi hanno portato a fare cinema ce n’è una più forte delle altre: il mio incontro con Louis Destouches, in arte Céline. L’incontro fatale, la vera svolta. Avevo sedici anni, c’era la guerra, e una mattina, a Padova, dopo una grandinata di bombe americane, le sirene avevano dato il segnale di cessato allarme. Mi diressi verso casa, quando su una bancarella di libri usati vidi e comprai Viaggio al termine della notte, di Céline. Quella vecchia copia, polverosa e ingiallita, è anche ora davanti a me». Quel romanzo, prosegue lo sceneggiatore, è stato il sogno di tanti registi, lo avrebbero voluto realizzare Renoir, Carné, Clément...». E, alla fine, anche Leone: «Aveva visto la copia del romanzo sul mio tavolo, quella polvertosa e ingiallita. Lo lesse e mi chiese cosa ne pensassi per un film. Gli comunicai tutto il mio entusiasmo. Lui andò anche in Francia con l’intenzione di realizzarlo...»."


De Luciano Lanna, "Sergio Leone, un céliniano nel far west", 2009.